Il Presidente Regionale di CONFCOMMERCIO SICILIA all`Assemblea Nazionale di Roma.
«La ripresa dell’economia è più intensa delle attese. Accade in Italia ma anche in Sicilia, sebbene più lentamente. Diciamo che, se nel resto del Paese è prevista una crescita al 5,9% nel 2021 che si attesterà al 4,3 per il prossimo anno, nella nostra isola possiamo prevedere una crescita pari al 4,8 che nel 2022 dovrebbe arrivare al 4,1.»
E’ quanto sottolinea il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, che ha partecipato ai lavori dell’assemblea nazionale della confederazione all’auditorium conciliazione di Roma. Manenti era presente assieme ai delegati isolani. «La relazione del presidente nazionale Confcommercio, Carlo Sangalli – chiarisce Manenti – è stata molto lucida e, soprattutto, ha toccato i temi pregnanti che devono caratterizzare la ripartenza. Non dimenticando che la spesa per alberghi, bar e ristoranti, alla fine del 2021, sarà ancora inferiore di circa 34 miliardi di euro rispetto al 2019, poco meno di 3 miliardi solo per la Sicilia. Certo, i consuntivi per luglio e agosto sono stati incoraggianti ma da qui al pieno recupero dei livelli pre-crisi la distanza è ancora ragguardevole. Perché forse è finita la crisi ma non sono, purtroppo, finiti i sacrifici dei nostri imprenditori. Non bisogna dimenticare che le perdite inflitte alla grande filiera del turismo possono tradursi in lesioni permanenti nelle attività della cultura, dei teatri, del cinema. Ma anche nel comparto del gioco pubblico, dell’intrattenimento e dello sport».
Manenti riporta poi, dai dati emersi nell’assemblea, che nei primi sei mesi di questo 2021 il terziario di mercato ha contribuito, in Sicilia, alla crescita del valore aggiunto di circa il 30% nonostante molti settori che lo compongono siano stati chiusi almeno fino a febbraio, e altri lo siano tuttora. «Un’altra riflessione si impone, come giustamente ha detto il presidente Sangalli – continua Manenti – e cioè che stiamo correndo sì ma per tornare al punto di partenza, vale a dire al 2019. Due anni fa, però, eravamo già molto indietro: il nostro prodotto pro capite era inferiore, soprattutto nella nostra isola, rispetto a quello del 2007. Questo significa che dobbiamo senz’altro recuperare ma dobbiamo ancorarci a una crescita robusta, duratura e inclusiva. E questo, nella nostra isola, non potrà mai accadere quando ancora ci scontriamo con la precarietà delle infrastrutture, con la lentezza della burocrazia, con la gestione di un mercato del lavoro troppo schizofrenico e, purtroppo, avulso, il più delle volte, dalle regole. Sono tutti limiti alla nostra possibilità di recupero duraturo.»