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«PIZZO» A CATANIA: SOTTO ACCUSA TRE BOSS MAFIOSI

Ordinanza di custodia cautelare in carcere per tre boss del clan mafioso dei Cursoti accusati di estorsione ai danni degli ottici Angiolucci, che gestiscono una catena di negozi in città.
“Dovrebbe essere chiaro a tutti, già da tempo, che lo Stato c’è, che l’azione delle forze di polizia è decisamente efficace, direi infallibile, che la magistratura segue le vicende di mafia, compresi gli episodi di estorsione ed usura, con meticolosità e professionalità, senza che nulla sia lasciato al caso. E’ per questo motivo che trovo inspiegabile ed ingiustificabile che le imprese, specie le grandi ad alto valore culturale ed imprenditoriale, siano ancora vittime di fenomeni estortivi, che paghino il pizzo, che assumano personale imposto, che si approvvigionino, per merci e servizi, da aziende imposte dalla malavita”. E’ il commento di Pietro Agen, vicepresidente nazionale di Confcommercio con delega al Mezzogiorno e Presidente di Confcommercio Sicilia, sull’operazione che ha portato tre boss del clan mafioso dei Cursoti sotto accusa a Catania per estorsione ai danni degli ottici Angiolucci. “Lo Stato c’è. In questi anni Confcommercio, direttamente e attraverso il sistema di associazioni antiracket, ha assistito diverse aziende vittime di usura ed estorsione. Siamo testimoni di operazioni andate tutte a buon fine, grazie al diretto collegamento con gli organi di polizia e la magistratura. Solo due mesi fa, in virtù della collaborazione di un piccolo commerciante che abbiamo assistito, un pericoloso usurario-estortore è finito, in soli venti giorni di indagini, nelle patrie galere, dove ancora giace perché è stata respinta dal magistrato la richiesta di scarcerazione. Dobbiamo enfatizzare questi successi, l’efficienza del sistema Stato, l’impegno e la disponibilità delle associazioni di categoria ed antiracket ad assistere le vittime, perché è necessario che si comprenda che “pagare” è la strada perdente, sia per la singola impresa sia per l’intera società e l’intero sistema delle imprese. Non c’è un solo motivo per foraggiare la malavita, che, tra l’altro, diventa, spesso, concorrente nell’attività d’impresa. Denunciare usura ed estorsione, assistiti dalle organizzazioni di categoria ed antiracket, è l’unica strada possibile ed anche la più conveniente. Possiamo liberarci del fardello della malavita solo se c’è la collaborazione attiva e le denunce degli imprenditori. Facciamolo per noi e per le future generazioni. E’ una questione di libertà personale e di libertà d’impresa”.

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